Perché è una storia viva della città, mai interrotta e presente ancora oggi. La Sima storica andò in crisi finanziaria per responsabilità della Proprietà, e proprietario e dirigenti finirono anche sotto processo per distrazione di capitali. Produttivamente era sana, la professionalità degli operai elevata e nel proprio comparto, i cilindri oleodinamici per macchine movimento terra, era leader in Europa. Tra i suoi committenti c’era già anche la Caterpillar, che dunque conosceva bene il prodotto Sima. Quando gli operai compresero la Non volontà della Proprietà di risanare la Sima con nuovi capitali, in sostituzione di quelli distratti, dissero che aveva perso il diritto di essere proprietaria, e che se ne doveva andare via. Occuparono la fabbrica, chiesero l’amministrazione straordinaria e la ricerca di un nuovo imprenditore che volesse investire e salvaguardare il prodotto aziendale, di qualità.
Per evitare il fallimento non si doveva mai interrompere la produzione, per nessun motivo, e dovevano esserci sempre proposte di acquisto valide di nuovi imprenditori. Gli operai fecero di tutto, perfino riaprire da soli i “rubinetti” del metano quando la Snam voleva interrompere le forniture, o costituirono loro una cooperativa che presentò un piano industriale e una proposta di acquisto, in un momento in cui tutti i possibili acquirenti s’erano tirati indietro. Uno di questi miracolati imprenditori era andato perfino in galera, perché beccato, in altre aziende in crisi, a lucrare sui contributi pubblici senza risanare nulla. La Sima non si interruppe mai e non fu mai messa in fallimento. Era una girandola di proposte industriali: chi voleva produrre posate, chi macchine da corsa, arrivò pure un’azienda di rottamazione. La prima proposta seria arrivò soltanto nel 1988. Furono fermati treni per sostenere anche l’approvazione dei necessari passaggi legislativi.
Finalmente, il 9 gennaio 1989 (dodici anni dopo la prima conferenza operaia di produzione sulla Sima, l’8 gennaio 1977) nasceva la Sima Nuove Industrie e i primi operai “uscivano” dal regime di amministrazione straordinaria per rientrare in un normale rapporto di lavoro, ma lo stabilimento era sempre quello, in via Roncaglia (quello di via Mazzini invece fu chiuso e demolito), e la stessa produzione, e quindi di era la continuazione, su basi nuove e risanate. La lotta aveva vinto. Se quello stabilimento di via Roncaglia ha potuto continuare la produzione, gran parte del merito fu di quella lotta, senza la quale non ci sarebbe stata nemmeno la presenza, per 25 anni, della Caterpillar.
Certo, non erano più i 700 operai della Sima di un tempo; nel gennaio del 1989 ne restavano 400, alcuni erano prossimi alla pensione, e nonostante gli accordi presi, cento di loro furono lasciati fuori, senza fabbrica, e ci fu un’ulteriore coda della lotta, ancora più amara, per cercare almeno una collocazione in un’altra azienda. L’ultimo “senza fabbrica” fu assunto dalla Ionic Italba nel 1996, venti anni dopo l’inizio di tutto.Per questo la loro lotta mi è sembrata un’epopea e l’ho chiamata La Simeide.
Il titolo completo però è “La Simeide, una lotta vincente”, perché questo fu l’esito, anche se con molte amarezze. La Sima non fallì mai, non smise mai di produrre, e nel 1996 la Nuova Sima Industrie cedeva la proprietà alla Caterpillar, la quale conosceva già bene il prodotto Sima, e prendeva in mano un’azienda già risanata, valida, con un prodotto di qualità e una professionalità operaia elevata, e così continuò nello stesso stabilimento la stessa produzione. Fino ad oggi. Questa storia gli operai di oggi la conoscono bene, è arrivata fino a loro e vogliono proseguirla.
Ma non è solo una storia operaia, è invece dell’intera città, che si è intrecciata con queste lotte e che ha qui un pezzo della propria identità, perché senza la partecipazione di tutta la comunità, gli operai da soli, seppure determinati e sempre al centro delle iniziative, non ce l’avrebbero fatta. Un’azienda è il suo territorio, è di tutti, non è un giocattolo nelle mani esclusive di qualcuno che si crede libero di fare ciò che vuole.







